In Giappone, nella città di Kobe, nel 1995 un terremoto di magnitudo 7,2 sulla scala Richter ha provocato la morte di quasi seimila persone e creato ingenti danni a edifici e strade. Il Giappone non è nuovo a simili terremoti, per questo ha rafforzato gli investimenti per la ricerca e la prevenzione antisismica, centrando gli esperimenti sulla resistenza e la duttilità del legno lamellare. Nel 2007 infatti, per la prima volta, un palazzo di legno alto 24 metri è stato sottoposto a un esperimento che ricreava le stesse condizioni della scossa del 1995: è stata la prima volta che una struttura interamente di legno di tali dimensioni riusciva a resistere a una simile forza d'urto. A capo della sperimentazione, realizzata da Cnr-Ivalsa, c’era Ario Ceccotti, il pioniere italiano dell’ingegneria civile sostenibile che ha imposto il legno lamellare come materiale di costruzione e di ricostruzione nelle aree sismiche.

Il test antisismico svolto qualche anno fa nell’ambito di questo progetto presso i laboratori dell’Istituto nazionale di ricerca sulla prevenzione disastri (Nied) in Giappone ha riportato risultati eccellenti. L’ edificio in legno di 7 piani realizzato con pannelli lamellari ha superato la prova che ha previsto la simulazione su pedana vibrante del terremoto di Kobe (magnitudo 7,2 della scala Richter).

Perché il legno lamellare è particolarmente indicato per le zone sismiche?

Il legno lamellare è un materiale estremamente leggero, basti pensare che il suo peso specifico è di quattro volte inferiore rispetto al cemento, e questo significa che qualsiasi sollecitazione esterna ha un riflesso nettamente ridotto sulla struttura. È poi molto flessibile, il che gli consente di assorbire e dissipare in modo efficace le sollecitazioni derivanti dalle scosse sismiche. Proprio per via di questa duttilità, le costruzioni antisismiche in legno non riportano mai fessurazioni importanti, cosa che invece avviene nei manufatti di calcestruzzo, le cui opere di risanamento comportano spesso costi e tempistiche elevate.